Il bolognese è una delle 16 razze canine di origini italiane riconosciute dall'ENCI.
Fa parte della famiglia dei "bichon" (in francese "bichon" indicava in generale i cani di piccola taglia a pelo lungo) che comprende il Coton de Tuléar, il bichon frisé, l'havanese, il löwchen e il bolonka (razza simile al bichon frisé e non ancora riconosciuta dalla FCI e, tra le razze italiane, il maltese.
Storia
È una razza di origine molto antica, nel 500 a.C. nel bacino del Mediterraneo, soprattutto grazie del commercio marittimo su navi greche e fenicie, erano diffusi piccoli cani bianchi, definiti da Aristotele "melitensi". Al tempo dei Romani venivano molto apprezzati delle matrone come mostrano molte immagini su vasi, terrecotte e documenti scritti di Cicerone, Plinio il Vecchio e di Strabone.
A causa delle fonti rare e contraddittorie la popolarità di questa razza dall'XI secolo in poi non è chiara. Si diffuse in Italia (non solo nella zona di Bologna; un'altra possibile città di origine potrebbe essere Boulogne in Francia) e intorno al 1200 fu adottata dalle corti italiane ed europee, che ne decretarono il successo.
Era una razza molto amata dalla nobiltà: la famiglia Gonzaga, la marchesa di Pompadour (la favorita di re Luigi XV) e Caterina di Russia ne possedevano degli esemplari. Cosimo III de' Medici donò 8 di questi cani ai potenti di Bruxelles, Umberto di Savoia ne fece dono alla futura regina Maria Josè e il duca d'Este a Filippo II, che dichiarò "il bolognese è quanto di più regale potesse offrirsi in dono a un imperatore". Verso la fine del Seicento alcuni esemplari vennero portati alla corte del Re Sole e, nel 1700, giunsero in Russia dove furono, e sono ancora oggi, allevati con grande devozione.
Nel campo dell'arte, si conoscono varie rappresentazioni pittoriche del Rinascimento accanto a nobildonne e dame di Bologna e Ferrara, tra cui un'opera di Pieter Brueguel esposta al Museo nazionale di Napoli e in quadri di Tiziano, Goya, Watteau, Dürer e Abraham Bosse. Il poeta burlesco, antiaccademico e antipreziosista francese Paul Scarron scrisse un romanzo dedicato al bolognese della sorella.
Dopo la seconda guerra mondiale questo piccolo cane rischiò di scomparire in quanto, come simbolo della monarchia, veniva considerato con diffidenza; solo a metà del Novecento la razza è stata recuperata dagli allevatori italiani, soprattutto grazie all'allevamento di F.C. Casabella nel 1950 e a quello di M. Persichi nel 1970.
Molto recettivo e desideroso di compiacere è brillante nell'apprendimento, in grado di imparare con facilità (più o meno) comandi e giochi, ma proprio per lo stesso motivo è in grado di capire in fretta i "punti deboli" del proprietario, quindi va immediatamente 'inquadrato' in famiglia ed educato e socializzato con cura, in modo che non cresca viziato o nevrotico. Da curare attentamente l'alimentazione, in quanto può diventare schizzinoso se il proprietario sostituisce il cibo ogni volta che sembra perdere interesse.
Essendo un cane piuttosto freddoloso è meglio tenerlo in casa che all'aperto, soprattutto perché ha bisogno di vivere a contatto con la sua famiglia umana, a cui sarà sempre molto attaccato, pur essendo un cane molto dosato, che non soffoca il padrone con continue richieste di affetto.
Grazie ad un udito particolarmente sviluppato è ottimo per la guardia in casa e, pur abbaiando di rado, si fa sentire se incontra estranei nel suo territorio (peraltro non tanto amati essendo molto diffidente).
Sviluppo
Esistono ben pochi allevamenti di bolognesi al di fuori dell'Italia e questo crea dei problemi per lo sviluppo ed il mantenimento della razza, dato anche che le poche migliaia di esemplari esistenti sono spesso consanguinee.